Rebus sostenibilità, razionalizzare o razionare?

Aumento del bisogno e compressione delle risorse: razionalizzare o razionare nel Servizio Sanitario Nazionale? In Italia si spende troppo per la sanita? Il 25% in meno della media in Eurozona.

Gli ortopedici italiani dedicano una sessione centrale dei lavori del Congresso Nazionale della Società Italiana di Ortopedia a un dibattito non secondario per lo sviluppo delle tematiche scientifiche e dell'arricchimento tecnologico, nella prospettiva di un servizio al cittadino improntato alla miglior tutela della salute.

Il dibattito nasce non da una mera aspirazione professionale, ma ponendosi "Dall'altra parte", come si racconta nel libro pubblicato da tre medici dopo la loro malattia.

I "percorsi di salute" trovano una risposta nella risorsa utilizzabile o nella efficacia attesa?
Si vuole credere che le due cose non siano in contrasto.
Troppe incombenze per i medici, troppe incertezze nel sistema salute. Non al primo posto ma importanti: blocchi del turnover del personale, blocchi degli stipendi (per altre categorie derogati), mancato diritto al riposo fisiologico, precariato da lustri, obblighi assicurativi, mancato riconoscimento dell'atto medico. Dall'altra parte, ciò che oggi turba è il contrasto tra una corruzione crescente in sanità e un "razionamento" vero di farmaci, tecnologie e servizi.

Non mancano giusti rilievi: "L'innovazione tecnologica in sanità…produce infatti benefici sanitari, economici e sociali…riducendo così le disuguaglianze culturali e sociali"(Beatrice Lorenzin). I medici, gli ortopedici, sono d'accordo, ma la "governance " del processo dove si alloca?

La "corruzione" non ha solo l'aspetto delle "mazzette", ma è anche la strutturazione della gestione politico-partitica che tra programmazione ed esecuzione ha inserito catene decisionali opportunistiche.

I D. Lgs. 502/92 e 517/93 nel progetto di aziendalizzazione della sanità proponevano il giusto rendimento della spesa affidata a gestioni manageriali. Così non è stato. L'alleanza tra gestione politica e sudditanza di gerarchie sanitarie nominate, spesso a seconda della tessera di partito, ha determinato anziché progetti di salute progetti per risultati elettorali territoriali. Una vera "corruzione culturale" del sistema.
>Non può essere questa "la sanità misurata…presupposto essenziale per eliminare gli sprechi".(B.L)

Un corto circuito che devia le risorse dalla reale produttività sanitaria.
Sino a pochi anni orsono si aveva la percezione di uno Stato teso a fornire l'assistenza sanitaria per giustizia, per diritti civili e sociali; oggi non è così.
Vi è un sistema di gestione che sta trasformando la mission del SSN rompendo il legame tra innovazione e continuità, creando, nella incertezza, sbandamento negli obiettivi e nei possibili risultati. Si richiede comunque un taglio di tre miliardi al fondo sanitario.

Occorre efficienza nel rispetto delle risorse economiche possibili. A tal fine sono prioritari i modelli organizzativi della catena decisionale e direzionale.

Non sono adeguate alla malattia le risposte come la centrale unica di acquisti, il nuovo sistema di benchmark per nuovi dispositivi e farmaci, il migliore monitoraggio del patto, la digitalizzazione sanitaria.

Nel piano sanitario 1994-1996 già si affermava: "la pressione della scarsità delle risorse orienta a immaginare un servizio alla salute che accetti in senso positivo la sfida della autolimitazione". Oggi è una sfida alla "autolimitazione " della politica. Non la riduzione nei numeri dei politici produce un diverso risultato, ma l'abbandono di sfere di intervento inappropriate che, ad oggi, vanificano i nuovi modelli di risposta al bisogno di salute.

Le risposte possono passare attraverso responsabilità condivise con gli operatori sanitari. La politica nella sua visione del bene comune deve affiancarsi all'autonomia professionale e scientifica, unica rimasta ad alti livelli con riconoscimenti internazionali, per la corretta fruizione degli investimenti in sanità. I tagli lineari generano solo razionamento di servizi, inefficienza nelle prestazioni, disumanizzazione della offerta sanitaria.

Si richiede il coraggio di innovare l' organizzazione e la gestione sanitaria senza proposte dequalificanti della professionalità medica chiamata in servizio con salario infermieristico.
Sarebbe sufficiente la riduzione della medicina difensiva per finanziare un più equo numero di borse di studio per specializzandi.

Il medico vuole obiettivi di efficienza possibile. A essi non si sottrae. Chiede che i contratti non siano barriere per chi programma, e neppure labirinti legali per illusioni professionali. Gli ortopedici auspicano un patto di responsabilità che rinsaldi la fiducia nella risposta dello Stato a un diritto fondamentale quale il diritto alla salute.

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